Le contratture muscolari
La contrattura muscolare consiste in una condizione di accorciamento involontario, non fisiologico e temporaneo, di uno o più muscoli. È solitamente insistente e dolorosa e fa sì che il muscolo coinvolto si presenti rigido (arrivando anche a limitare i movimenti) e che si generi una ipertonia delle fibre muscolari, apprezzabili al tatto.
Una contrattura muscolare si può verificare quando un muscolo viene sollecitato meccanicamente con un’intensità tale da indurre una sua contrazione involontaria come tentativo di difesa da questo tipo di stress. È proprio come un meccanismo fisiologico perfetto che si attiva per preservare il muscolo da una lesione strutturale più ampia.
Grazie ai muscoli, il nostro corpo è in grado di effettuare moltissimi movimenti e, in alcuni di essi, due muscoli si trovano inevitabilmente in posizione diversa e opposta e lavoreranno in sincronia per permettere il corretto movimento, uno contraendosi e l’altro rilasciandosi. In questi casi i muscoli vengono definiti “agonista” (quello che si contrae per iniziare il movimento) e “antagonista” (quello che si rilascia in seguito alla contrazione dell’agonista). Nell’effettuare il movimento opposto i ruoli si invertiranno e il muscolo che prima era agonista diventa antagonista, e viceversa. Per capire meglio il tutto, basta pensare all’azione di bicipite e tricipite nel piegare un braccio e di come lavorino esattamente all’opposto nel riallungarlo. Lo stesso avviene per le gambe, con quadricipite e bicipite femorale.
Ormai tutti abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che le contratture muscolari non sono una prerogativa degli atleti. Le cause più frequenti di insorgenza di una contrattura sono, infatti, le più disparate e possono verificarsi nella vita di ognuno di noi:
- movimenti bruschi, scorretti o ripetitivi: una richiesta rapida e improvvisa ad un muscolo “agonista” di contrarsi (e, quindi, ad un muscolo “antagonista” di rilasciarsi) provoca una serie di stimoli e sollecitazioni che, oltre a poter provocare lesioni muscolari, portano il muscolo ad una condizione di “tilt” a cui fa seguito una contrattura “preventiva” (proprio per via del meccanismo di difesa). In ambito lavorativo o sportivo, inoltre, l’esasperazione di certi movimenti porta a sovraccaricare i muscoli coinvolti, a discapito di altri che restano quindi più deboli, generando così uno sbilanciamento funzionale;
- postura scorretta: una postura non equilibrata, assunta frequentemente e per un tempo prolungato, comporta che alcuni muscoli vadano in sovraccarico rispetto ad altri generando una tensione di base e contratture localizzate che, se non risolte, possono portare a forme di retrazione dei muscoli;
- stress emotivo: particolari condizioni di stress emotivo possono generare una tensione muscolare diffusa e costante che, se non risolta, può portare ad un incremento del tono muscolare esponendolo al rischio di contratture;
- clima: fattori climatici come vento, freddo e umidità generano nei tessuti muscolari condizioni di dolenzia diffusa, rigidità e pesantezza: se a tutto questo si aggiunge un organismo debilitato, possono generarsi contratture anche numerose ed estese;
- vita sedentaria: l’eccessiva immobilità riduce nel muscolo l’elasticità necessaria per alternare contrazione e rilasciamento;
- cause metaboliche: una condizione deficitaria del metabolismo muscolare non consente un fisiologico ritmo di contrazione e rilasciamento. Inoltre, la frequenza elevata delle perfomances riduce il tempo necessario perché si possa innescare il meccanismo di “supercompensazione”, per cui il muscolo non riesce a smaltire le scorie della prestazione precedente e quindi non riesce a rigenerarsi per quella successiva. La sollecitazione eccessiva dell’organismo determina l’indurimento dei muscoli nel tentativo di resistere agli sforzi. Anche la mancanza di adeguato riposo notturno induce nel muscolo uno stato di indurimento che lo espone agli stessi rischi da affaticamento in ambito sportivo.
E allora, cosa fare quando ci viene diagnosticata una contrattura?
Iniziamo prima con quello che NON dobbiamo fare, per non peggiorarla:
- attività fisica intensa: il sangue è “imbrigliato” dalle fibre muscolari contratte e così non riesce a circolare liberamente benché lo richieda lo sforzo muscolare;
- compressione, palpazione, bendaggio, abbigliamento troppo stretto: in questo modo si andrebbero a comprimere ulteriormente fibre muscolari contratte, quindi già compresse;
- applicazione locale di ghiaccio o esposizione al freddo: la vasocostrizione indotta dal freddo imbriglierebbe ulteriormente la circolazione del sangue. Inoltre, il freddo genera rigidità;
- allungamento forzato del muscolo: il tentativo di allungare il muscolo contratto può indurre un peggioramento della condizione in quanto viene esasperato l’incremento del tono muscolare;
- mancato trattamento: se non adeguatamente trattata, una contrattura può portare ad un perdurare della condizione di alterazione del metabolismo tessutale o a fibrosi delle fibre muscolari con perdita dell’elasticità muscolare o, addirittura, a retrazioni
Come trattare, dunque, una contrattura? Quali sono i principali fattori di miglioramento?
- riposo: è sicuramente il rimedio più semplice e, spesso, il più efficace. L’inattività temporanea o comunque la limitazione dell’impegno fisico riducono lo stress muscolare;
- ripresa graduale: una volta risolta la contrattura è necessario che la ripresa dell’attività fisica sia graduale così da non indurre nel muscolo ulteriori sollecitazioni stressogene;
- applicazione locale di calore: il calore favorisce il rilasciamento delle fibre muscolari contratte, incrementa l’attività metabolica muscolare e stimola l’afflusso di sangue nel muscolo contratto;
- massaggio adeguato: un tempestivo massaggio decontratturante fa sì che una contrattura non vada incontro al perdurare della stessa
Ecco dunque che un buon massaggio può far bene anche per le contratture muscolari!
Il massaggio decontratturante, infatti, prevede una serie di manovre profonde, eseguite lentamente, che attivano il metabolismo muscolare dalla profondità, senza innescare meccanismi di difesa da parte del muscolo contratto che incrementerebbero l’entità della contrattura già presente ed esaspererebbero la tensione muscolare di base. Oltre alle manovre profonde, ce ne sono anche di superficiali e con queste si spostano i flussi muscolari dalla profondità della muscolatura alla superficie del corpo, grazie al loro effetto riscaldante.
Il massaggio decontratturante non è indicato soltanto nei casi in cui è presente una contrattura. Un massaggio decontratturante aiuta anche a sciogliere piccole tensioni muscolari che, se non trattate, potrebbero portare ad una vera e propria contrattura. Inoltre, il massaggio decontratturante può risultare molto rilassante per i muscoli. Provare per credere!
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